Dio ti vede in tutta la tua individualità e « ti chiama col tuo nome» (Is., 43, 1); dovunque tu sia, lui ti vede e ti comprende, perché è lui che ti ha fatto.
Egli conosce ciò che c’è in te, tutti i tuoi sentimenti personali e i tuoi pensieri, le tue inclinazioni e le tue simpatie, la tua forza e la tua debolezza.
Egli è presente nel giorno in cui gioisci come in quello in cui soffri; prende parte alle tue speranze e alle tue tentazioni, si interessa alle tue ansie e ai tuoi rimpianti, come agli alti e bassi del tuo spirito.
Egli ha contato i capelli del tuo capo e i cubiti della tua statura, ti cinge e ti porta sulle sue braccia, ti solleva e ti depone a terra. Tien d’occhio il tuo volto, sia quando sorridi che quando piangi, sia quando ti senti in buona salute che quando sei ammalato.
Dio guarda con tenerezza fin le tue mani e i tuoi piedi, ascolta la tua voce come pure il battito del tuo cuore e il soffio del tuo respiro.
Tu non ami te stesso più di quanto egli ti ama; non puoi dolerti di una pena più di quanto egli stesso si duole che tu debba sopportarla, e se egli te la impone è come se tu stesso ti sobbarcassi ad essa, se fossi previdente, per ottenere in seguito un bene maggiore.
Non sei soltanto una creatura di Dio, di quel Dio che ha cura anche dei piccoli passeri e sente compassione degli animali di Ninive (Mt, 10, 29; Gio., 3, 7 ss.): tu sei un uomo redento e santificato, un suo figlio adottivo, favorito di quella stessa gloria e benedizione che dal Padre eternamente si riversa sul Figlio unigenito. Sei stato scelto per appartenergli anche più degli altri tuoi simili sparsi nel mondo. Sei uno di coloro per i quali il Cristo ha offerto l’ultima preghiera, suggellandola col suo sangue prezioso.
Quale pensiero! Troppo grande forse per la nostra debole fede! È difficile trattenersi, quando lo si afferra, dal fare come Sara che rideva di meraviglia e di stupore (cfr. Gn, 18, 12 ss.) all’udire la promessa del Signore. Chi è l’uomo, chi siamo noi, chi sono io, perché il Figlio di Dio si preoccupi tanto di me?
Chi sono io perché lo Spirito Santo venga ad abitare nella mia anima e la innalzi al cielo « intercedendo con ineffabili sospiri »? (Rom, 8, 28).
Tratto dal Sermone A Particular Providence as Revealed in the Gospel PPS, III, 9, 114-127