Newman e Roma – Lettera circolare I/2008

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Dr. Brigitte Maria Hoegemann FSO

già molto tempo prima che John Henry Newman imparasse a conoscerla veramente, rievocava in lui, con il suo nome, non solo immagini dei suoi tremila anni di storia, della sua ascesa e caduta, ma anche le memorie della sua incomparabile cultura sia pagana che cristiana. Fin da quando era ancora un semplice studente di Oxford, l’antica Roma era per lui un soggetto di particolare interesse.

Newman e la questione della Chiesa

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Sr. Kathleen Marie Dietz
Nell’Apologia pro vita sua Newman scrive che la sua conversione dalla Comunione anglicana alla Chiesa cattolica fu “come entrare in porto dopo essere stati nel mare in burrasca”1 . Vorremmo riflettere un po’ su questa scena e aggiungervi un’altra immagine, quella del faro, che aiutò Newman a trovare il porto. Cercheremo di esplorare le ragioni per cui le acque del mare si agitarono e di porre la questione che Newman dovette affrontare per arrivare al porto. Per dirla in breve, si tratta della questione della Chiesa. Che specie di luce fu quella che guidò Newman al porto della Chiesa cattolica attraverso i flutti di un mare in burrasca? Quel faro fu la divina Provvidenza.

La carità, l’unica cosa necessaria

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“La carità nel suo duplice volto di amore per Dio e per i fratelli è la sintesi della vita morale del credente. Essa ha in Dio la sua scaturigine e il suo approdo” (“Tertio millennio adveniente” n. 50). Ciò che segue sono riflessioni su alcuni brevi pensieri dai discorsi di Newman sul tema dell’amore.

Pensieri di John Henry Newman (1801-1890) sulla santità

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Nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte il Papa Giovanni Paolo II elenca alcune priorità per la pastorale nel nuovo millennio. Anzitutto egli richiama la vocazione di tutti i cristiani alla santità. “In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità.”

John Henry Newman – Guida per una vita nella speranza

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Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica “Tertio millennio adveniente” ci invitava “a riscoprire la virtù teologale della speranza… Il fondamentale atteggiamento della speranza, da una parte, spinge il cristiano a non perdere di vista la meta finale che dà senso e valore all’intera sua esistenza e, dall’altra, gli offre motivazioni solide e profonde per l’impegno quotidiano nella trasformazione della realtà per renderla conforme al progetto di Dio” (n. 46).

Riflessioni sulla Divina Provvidenza

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Il 21 febbraio 1801 John Henry Newman nacque a Londra, figlio di un banchiere e primo di sei rampolli. Solo la Divina Provvidenza poteva allora sapere che tale giorno fosse ricordato perfino duecento anni più tardi. Da giovane Newman, specialmente nell’anniversario della sua nascita, aveva l’abitudine di guardare al passato, ma non solo con una visione puramente umana che ricordasse solo dolori e gioie, ma nella luce della Divina Provvidenza, e scriveva ciò che egli chiamava il “resoconto del compleanno.” In tal senso leggiamo, per esempio nel suo diario del 21 febbraio 1822:

Newman e il valore del tempo

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Lectionary in Newman's chapel at Littlemore “Un nuovo anno si apre per noi; esso parla a quelli che pensano e trova ascolto in coloro che hanno orecchi vigilanti nell’attesa della venuta di Cristo. Il vecchio anno è finito, è morto, giace ora nella tomba del passato. Esso però non è annullato o dimenticato, rimane registrato nello sguardo dell’onniscienza di Dio”

Breve via verso la perfezione

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Pensiamo al significato della parola: perfezione. Essa no è, nè un esercizio straordinario, nè qualche cosa di insolito, nè qualche cosa che sia in modo particolare eroico, giacchè non tutti hanno occasione di fare azioni eroiche, nè tutti sono in grado di sopportare eroici dolori; ma il senso di questa parola è quello che le si attribuisce naturalmente e generalmente.