L’urgenza di una nuova amicizia tra fede e ragione secondo Newman e Benedetto XVI
Professore Fortunato Morrone
1. La passione per la verità che ha segnato e segnerà l’esistenza di grandi uomini e donne per i cristiani scaturisce dall’aver incontrato e fatto esperienza della verità incarnata, il Logos incarnato del Padre, Gesù. «La passione per la verità – ha ricordato Benedetto XVI qualche giorno fa – ci spinge a rientrare in noi stessi per cogliere nell’uomo interiore il senso profondo della nostra vita. Una vera filosofia dovrà condurre per mano ogni persona e farle scoprire quanto fondamentale sia per la sua stessa dignità conoscere la verità della Rivelazione. Davanti a questa esigenza di senso che non dà tregua fino a quando non sfocia in Gesù Cristo, la Parola di Dio rivela il suo carattere di risposta definitiva. Una Parola di rivelazione che diventa vita e che chiede di essere accolta come sorgente inesauribile di verità»[1]. Queste parole delineano a grandi, ma significative tratti l’esemplare esistenza credente di J. H. Newman e ci offre così come l’incipit per entrare nel tema che ci è stato assegnato, attingendo dall’ormai famoso discorso accademico di Benedetto XVI svolto nell’università di Regensburg (12.09.2006).