Nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte il Papa Giovanni Paolo II elenca alcune priorità per la pastorale nel nuovo millennio. Anzitutto egli richiama la vocazione di tutti i cristiani alla santità. “In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità.”[1] Una moderna guida alla santità è John Henry Newman.
Una volta quando Newman in tarda età sentì dire che l’avrebbero chiamato santo scrisse: “Non sono portato a fare il santo, è brutto dirlo. I santi non sono letterati, essi non amano i classici, non scrivono racconti. Io sono forse alla mia maniera abbastanza buono, ma questo non è alto profilo… Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se San Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe.”[2]
Newman lungo tutta la sua vita pensò di essere ben lontano dalla perfezione cristiana. Tuttavia dalla sua “prima conversione” (1816) la sua aspirazione fu tutta rivolta a Dio che riconosceva come il fulcro centrale della sua vita. Egli non perse più la viva coscienza della presenza di Dio e il profondo rispetto della verità rivelata. Un principio che fece suo fin da giovane diceva: “La santità piuttosto che la pace”. Egli rimase fedele a questo impegno e si sforzò fermamente di richiamare ai cristiani l’ideale della santità.
Santità: necessaria
Uno dei primi sermoni che Newman tenne quando aveva 25 anni porta il titolo La santità è necessaria per la futura felicità. In questo discorso diceva: “Più volte leggiamo che il grande fine cui mirava il Signore nell’assumere la nostra natura fu quello di rendere sante le creature che erano peccatrici… Tutta la storia della redenzione, l’alleanza della misericordia, in ogni suo singolo aspetto e disposizione, attestano la necessità della santità in ordine alla salvezza.”[3] Chi non raggiunge la santità non può provare gioia in cielo. “Anche supponendo che venisse concesso all’uomo non santo di entrare in paradiso, quando vi si trovasse egli non sarebbe felice, e quindi non sarebbe un atto di misericordia permettergli di andarvi… Solo un santo può contemplare il Santo. Senza santità nessun uomo può sopportare il volto di Dio.”[4]
Il cuore di Newman era rivolto all’invisibile e ai valori che rimangono. Nel nostro tempo in cui molti si attaccano al visibile e all’effimero e in cui si parla poco, anche nella predicazione, delle ultime cose, lo sguardo fiducioso di Newman all’eternità è fortemente attuale. Questo sguardo può permeare la vita di ogni giorno. La santità, senza la quale nessuno può contemplare Dio, è il risultato di molti atti di fede, che purificano il cuore dal peccato e lo preparano a Dio. “I singoli atti di ubbidienza alla volontà di Dio che sono, come si dice, opere buone, sono per noi utili poiché essi ci liberano a poco a poco da questo mondo peccatore e imprimono nei nostri cuori un carattere celeste.”[5] Questa trasformazione del cuore non avviene dall’oggi al domani, essa ha bisogno di grande sforzo e perseveranza. “Raggiungere il dono della santità è opera di una vita.”[6]
Santità: concreta
Newman sapeva che molte persone sentendolo predicare venivano colmati di gioia e consolazione. Ma egli non predicava con l’intenzione di suscitare emozioni e strappare simpatia umana. Sebbene fosse cosciente dell’importanza del sentimento per la vita di fede, egli era contrario ad una esaltazione dei sentimenti. Egli non voleva per prima cosa destare nei suoi uditori buoni sentimenti, ma incoraggiarli alla fedeltà e alla ubbidienza di fede nei doveri quotidiani. Con tutta chiarezza egli affermava: “Coloro che fanno oggetto principale della loro predica la consolazione, sembrano misconoscere il fine del loro ufficio. La santità è il grande scopo. Qui ci vuole lotta e purificazione. La consolazione è un mezzo che rafforza il cuore, però nessuno beve giorno e notte una medicina per il cuore.”[7]
Newman, nei suoi tempi anglicani, metteva in risalto il peccato, i pericoli del mondo e l’urgente necessità di penitenza e conversione. Questo impegno nella predica proveniva dalla sua interna convinzione di dover spronare gli uomini ad una vita secondo il vangelo.
Dopo la sua conversione alla Chiesa cattolica il tono di Newman si fece più mite, inalterata rimase però la sua convinzione che la santità si trova nel fedele compimento dei doveri di ogni giorno. In parole semplici egli compendia la sua concezione nella “via breve alla perfezione”. “Se voi mi domandate cosa dovete fare per essere perfetti io vi risponderò: non rimanete a letto dopo l’ora fissata per la levata; rivolgete i vostri primi pensieri a Dio; fate una breve visita a Gesù in sacramento; recitate devotamente l’Angelus; mangiate e bevete per la gloria di Dio; recitate bene la vostra corona del rosario; siate raccolti; cacciate i cattivi pensieri; fate con devozione la vostra meditazione della sera; esaminate ogni giorno la vostra coscienza; giunta l’ora coricatevi e sarete già perfetti.”[8]
Santità: donata
Anche se Newman sottolinea sempre l’aspetto della conversione e dello sforzo personale per la santità, egli non dimentica che l’uomo è incapace per sé di scalare la vetta della santità. Dio solo può renderlo atto a questa impresa. Mediante Gesù Cristo gli ha aperto la porta della santità, con il battesimo lo rende partecipe nello Spirito Santo della sua santità. Nel sermone L’inabitazione dello Spirito Santo, Newman afferma che il Figlio di Dio fatto uomo mediante lo Spirito Santo rimane presente nella Chiesa e nei cuori dei fedeli. Egli ha cambiato il mondo dal di dentro. “Possiamo vedere che il Salvatore dopo il suo arrivo nel mondo non lo ha voluto lasciare nella stessa condizione in cui si trovava prima, poiché Egli è ancora in mezzo a noi non con semplici doni, ma perché il suo Spirito rimane nella Chiesa come anche nelle anime dei singoli cristiani.”[9]
E’ lo Spirito Santo che unisce, purifica e santifica la Chiesa. E’ lo stesso Spirito Santo che mediante il battesimo purifica e trasforma gli uomini, li introduce nella comunità della Chiesa e li rende figli di Dio. “Egli imprime in noi l’immagine del nostro Padre celeste che avevamo perso per la caduta di Adamo e ci guida, in forza del più intimo slancio vitale della nostra nuova natura, a cercare la sua presenza. Egli ci restituisce una parte di quella libertà nel volere e nell’agire, di quella giustizia ed innocenza in cui Adamo era stato creato. Egli ci lega con tutti gli esseri santi così come noi prima eravamo legati al male. Egli per salvarci riannoda quel vincolo strappato che viene dall’alto, unisce in una famiglia di grazia tutto ciò che è santo ed eterno e ci distacca dal mondo ribelle che nasconde in sé l’annientamento. Poiché siamo dunque figli di Dio e una cosa sola con Lui, la nostra anima tende a lui e lo chiama incessantemente.”[10]
Poiché la santità proviene da Dio, deve essere sempre e continuamente impetrata con umiltà. In questo senso Newman invoca lo Spirito Santo: “Tu dai alle nostre anime morte nuova vita per servirTi. Da Te proviene ogni buon pensiero ed ogni retto desiderio, ogni buon proposito e successo. Tu trasformi i peccatori in santi. Attraverso di Te la Chiesa si corrobora e ringiovanisce, Tu desti in essa gli eroi e doni forza ai martiri per raggiungere la corona della vittoria. Tu fondi nuovi ordini religiosi e doni alla Chiesa nuove forme di devozione. Nuovi paesi si convertono a Cristo… Io Ti lodo e Ti adoro, mio altissimo Signore Dio, Spirito Santo.”[11] La santità è un dono che nessuno può raggiungere con le proprie forze: “Il santo è creazione esclusiva del Vangelo e della Chiesa.”[12]
Santità: provocatoria
Poiché i comportamenti naturali umani sono feriti dal peccato e dalle sue conseguenze, non è facile all’uomo aprirsi al dono della santità. Egli deve essere disposto ad affrontare la necessaria lotta spirituale con l’uomo vecchio. “La grazia ha vinto la natura; ecco tutta la storia dei santi.”[13] Un eloquente segno del fatto che la grazia di Dio imprime nei cuori degli uomini l’immagine del nuovo Adamo è l’umiltà e la coscienza della propria piccolezza. Perciò Newman dice: “Tanto più essi sono vicini al cielo quanto più si ritengono piccoli.”[14] La chiamata alla santità è una grande sfida per la natura umana.
Anche il mondo che pensa di cavarsela senza Dio, ha difficoltà a comprendere ciò che noi chiamiamo santità. L’uomo che tende alla santità – come Gesù – diviene spesso segno di contraddizione: alcuni gli riconoscono una propria forza di attrazione, altri lo guardano con diffidenza, altri ancora lo respingono nettamente. Newman ha avuto per questo una formula drastica: “Più un uomo è santo, meno è compreso dagli uomini del mondo.”[15]
Il coraggio di andare contro corrente per amore di Dio non rimane però senza effetti sul mondo. Al contrario: si può dire che nessuno come i santi ha un così grande influsso sul mondo. Nel sermone Santità, caratteristica del regno cristiano, Newman precisa: “I santi vivono in sacco e cenere ma vengono sepolti in seta e pietra preziosa. La Chiesa respinge i beni di questo mondo, ma questi beni le arrivano senza richiederli. Potere e influsso, prestigio e fiducia e ricchezza le arrivano, perché non li chiede, essa li ha perché non li cerca; ma se li cerca li perde.”[16] I santi sono come la finestra attraverso la quale la gloria di Dio illumina il mondo. “Come la luce del sole giunge a noi riflessa così i santi di Dio sono gli strumenti attraverso i quali ci arriva la sua gloria.”[17]
Santità: personale
La santità consiste nella partecipazione alla natura divina; ciò non significa tuttavia che gli uomini perdano la loro individualità. Al contrario: il vero, il personale, l’originale di ogni persona umana viene chiarito e nobilitato mediante la grazia. Newman sottolineava sempre che Dio guida l’uomo in modo del tutto personale. Egli vuole il santo “originale”. Nella conferenza La santità come norma dello stile di vita cristiano egli lamenta che molti uomini abbiano un falso concetto di santità. Essi pensano che i santi non abbiano da combattere la buona battaglia della fede, che la loro vita sia monotona, che non conoscano il mondo con le sue bellezze e tentazioni, che non sviluppino i loro talenti personali.
Uno sguardo a molti santi nella storia del cristianesimo dimostra come siano false queste concezioni. Ci sono tra i santi molte differenze – nelle loro capacità, nella loro formazione, nella loro età, nella loro origine, nel loro percorso di fede. Essi ci indicano la strada della sequela di Cristo e sono in questo senso “una norma della verità, della magnanimità e dell’amore.”[18] Ma Newman aggiunge che “essi non possono essere sempre i nostri modelli e noi non siamo tenuti sempre a seguirli.”[19] La ragione di ciò sta nel fatto che ogni uomo è prodigiosamente unico e irripetibile. Nessuno deve diventare la copia di un altro. Ogni uomo è una persona amata e voluta da Dio e in fedeltà a Cristo e alla Chiesa deve percorrere un proprio personale cammino di fede.
“Dio ti osserva individualmente, chiunque tu sia. Egli ti chiama con il tuo nome (cf. Is 43,1). Egli ti vede, ti comprende perché ti ha creato. Egli sa quello che passa dentro di te, conosce tutti i tuoi sentimenti e pensieri, le tue inclinazioni e le cose che ti piacciono, la tua forza e la tua debolezza. Egli ti osserva nei giorni della gioia come pure nei giorni del dolore. Egli ti è vicino nelle tue speranze come nelle tue tentazioni. Egli si interessa a tutte le tue preoccupazioni, a tutti i tuoi ricordi tristi o lieti, gli alti e bassi del tuo umore. Egli ha contato tutti i capelli della tua testa e i centimetri della tua statura. Egli ti avvolge completamente e ti porta nelle sue braccia. Egli ti raccoglie da terra e ti depone giù. Egli nota sul tuo volto la gioia o il dolore, quando godi ottima salute come quando sei malato… Tu non sei soltanto la sua creatura – sebbene Egli abbia cura perfino degli uccelli del cielo e abbia avuto compassione delle bestie di Ninive – tu sei un uomo redento e santificato, il suo figlio adottivo che gode del favore di una parte di quella gloria e beatitudine che fluisce da Lui eternamente nell’Unigenito. Tu sei stato scelto ad essere suo, privilegiato rispetto a molti in tutto il mondo. Tu sei uno di quelli che Cristo incluse nella sua preghiera, suggellata dal suo sangue prezioso.”[20]
Newman: santo?
Nel ricevere la Bolla di nomina a Cardinale (1879) Newman, guardando alla sua vita passata, disse: “Nel corso di lunghi anni ho fatto molti sbagli. Non ho nulla dell’alta perfezione che si riscontra negli scritti dei santi, nei quali non ci possono essere errori; ma credo di poter affermare che in tutto ciò che ho scritto ho sempre perseguito nobili intenti, non ho cercato fini personali, ho tenuto una condotta ubbidiente, mi sono dimostrato disponibile ad essere corretto, ho temuto l’errore, ho desiderato servire la santa Chiesa e ciò che ho raggiunto lo devo alla misericordia di Dio.”[21] Queste parole dimostrano l’umiltà di un vero uomo di Dio la quale è segno di vera grandezza interiore.
Una volta un fanciullo lo voleva mettere in imbarazzo rivolgendogli la domanda: “Chi è più grande un cardinale o un santo?”. Egli rifletté pochi secondi e poi rispose: “I cardinali appartengono a questo mondo, i santi appartengono al cielo.”[22] Newman fu fatto Cardinale da Papa Leone XIII. Era anche un santo?
Tutta la sua vita fu dedicata al servizio della verità rivelata e alla strenua lotta contro il liberalismo religioso e morale che considerava il grande nemico della fede cristiana. Ebbe uno spiccato senso della vicinanza di Dio, compì il suo dovere con grande fedeltà e dedizione, amò la Chiesa e gli uomini. Nei suoi ultimi anni sulla terra condusse una ancora più intensa vita di preghiera e di raccoglimento. I molti patimenti che egli dovette sopportare per la fedeltà alla chiamata di Dio resero più nobili e spirituali i tratti del suo volto. Nei mesi prima della sua dipartita egli non era più in grado di celebrare la Santa Messa e di recitare il breviario; li sostituì con la recita del Santo Rosario che egli amava più di tutte le altre devozioni.
Il giorno dopo la morte di Newman, avvenuta l’11 agosto 1890, apparve sul quotidiano londinese The Times un lungo elogio funebre che terminava con le seguenti parole: “Di una cosa possiamo essere certi, cioè che il ricordo di questa pura e nobile vita, non toccata dalle cose di questo mondo durerà e che, Roma lo canonizzi o no, egli sarà santificato nella memoria della gente pia di molte confessioni in Inghilterra… Il santo in lui sopravvivrà.“[23]
[1] GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, n. 30.
[2] C.S. DESSAIN et al. (eds.), The Letters and Diaries of John Henry Newman, vol. XIII, Thomas Nelson, London 1963, p. 419. La traduzione è nostra, anche quella delle citazioni seguenti.
[3] J. H. NEWMAN, Parochial and Plain Sermons, vols. I-VIII, Christian Classics, Westminster, Md. 1966 – 1968, here vol. I, p. 1.
[4] Ibid., pp. 3, 6.
[5] Ibid., p. 9.
[6] Ibid., p. 12.
[7] H. TRISTRAM (ed.), J. H. Newman. Autobiographical Writings, Sheed & Ward, London – New York 1956, p. 172.
[8] J. H. NEWMAN, Meditations and Devotions, Christian Classics, Westminster, Md. 1975, p. 286.
[9] Parochial and Plain Sermons, vol. II, p. 221.
[10] Ibid., pp. 224 – 225.
[11] Meditations and Devotions, p. 397.
[12] Parochial and Plain Sermons, vol. IV, p. 157.
[13] J. H. NEWMAN, Discourses to Mixed Congregations, Christian Classics, Westminster, Md. 1966, p. 49.
[14] Parochial and Plain Sermons, vol. III, p. 239.
[15] Ibid., vol. IV, p. 244.
[16] J. H. NEWMAN, Sermons on Subjects of the Day, Christian Classics, Westminster, Md. 1968, pp. 245 – 246.
[17] Autobiographical Writings, p. 231.
[18] Discourses to Mixed Congregations, p. 101.
[19] Ibid.
[20] Parochial and Plain Sermons, vol. III, pp. 124 – 125.
[21] M. K. STROLZ (ed.), John Henry Newman. Saggio commemorativo nel Centenario del Cardinalato, Roma 1979, p. 110.
[22] L. BOUYER, Newman. His Life and Spirituality, Burns & Oates, London 1958, p. 387.
[23] The Times, August 12, 1890, citato da PH. BOYCE, John Henry Newman: Nascita e sviluppo di un ideale di santità, in M. K.. STROLZ, op. cit., p. 59.